Le relazioni di coppia sono sempre un terreno delicato d’incontro e di scontro.
E quando si proviene da contesti culturali e sociali differenti la sfida si fa ancor più complessa.
In un mondo che va sempre più “globalizzandosi”, è comune imbattersi in coppie miste. Basti pensare che negli Stati Uniti i matrimoni interetnici sono più che raddoppiati tra il 1980 e il 2010. E mentre crescono le storie d’amore che superano felicemente le barriere culturali, cadono anche le nostre. Tra i millennials, 9 su 10 ritengono che i matrimoni misti non siano affatto un problema, mentre nel 2009 lo pensava il 56% e nel 1987 appena il 13% della popolazione Usa (fonte Pew Research Data Center).
Cosa ci dice questa tendenza? Che le nostre vite sono sempre più mescolate e se un tempo i “bianchi” frequentavano solo i bianchi, i “neri” solo i neri e così via, oggi non è più così. Anche sul posto di lavoro è facile incontrare persone delle più diverse origini.
Il punto è che spesso si ha paura di ciò che non si conosce. E frequentare colleghi di altre etnie o amici che stanno in coppie miste ci porta a saperne (o volerne sapere) qualcosa di più, al di là degli stereotipi e dei pregiudizi. Ci porta a incontrare le persone nel mondo reale per ciò che sono come individui. E così si scopre di avere tante cose in comune, più di quelle che apparentemente ci dividono. E magicamente la diffidenza iniziale si dissolve!
La storia di Sara è un ottimo esempio. Sara è di Napoli ma lavora a Milano da tempo nel campo della comunicazione. Conosce Ahmed nella birreria dove lui lavora come cuoco. È arrivato in Italia dall’Egitto ancora ragazzino, da solo.
Ahmed è musulmano, Sara si dichiara atea e sua mamma è una cattolica fervente. Le perplessità iniziali parevano legittime!
“Io, donna super indipendente, avevo paura che la sua cultura potesse limitarmi…” mi spiega Sara. “Il blocco iniziale è stata proprio la diffidenza reciproca. Lui pensava che io cercassi un diversivo, io che lui volesse comandarmi. Sono partita con mille preconcetti. Tanto per dirne una, ho subito chiarito che non mi sarei convertita e non avrei mai portato il velo. Poi lui mi ha raccontato che nemmeno le sue sorelle in Egitto lo portano. Ora conviviamo da tre anni, siamo innamorati e felici…
Io viaggio spesso per lavoro, sono una frana in casa e lui invece cucina e stira: insomma, chi lo direbbe mai? Può suonare strano a molti ma è la nostra quotidianità”.
Chiedo a Sara se nel corso della relazione siano emersi problemi dovuti a differenze culturali, al di là dei primi ingenui fraintendimenti della fase iniziale del rapporto.
“Il nostro scoglio più grande è sua madre. Il resto della famiglia mi ha accettato, mia mamma lo adora, ma sua madre ancora vorrebbe che il figlio ritornasse in Egitto a sposare una ragazza musulmana. Lui non rientra in patria da circa dieci anni per i problemi legati al regime militare, e non vede la madre da allora. Ahmed dice che quando lei potrà conoscermi di persona allora cambierà idea e mi accetterà… Io lo spero. Al momento questa è l’unica cosa che ogni tanto crea tensioni tra noi”.
Sara sta imparando l’arabo e leggendo il Corano, non per imposizione di Ahmed, ma per approfondire la sua cultura e le tradizioni della sua famiglia. E questa è proprio una delle chiavi principali per il successo di una coppia mista: essere aperti e curiosi della cultura dell’altro/a, mostrare interesse genuino per la lingua, le usanze, le storia, la letteratura. Perché il desiderio di conoscenza accorcia le distanze e moltiplica l’empatia.
“Non tutte le esperienze sono positive come la nostra, lo so bene. Secondo me molto dipende dalla volontà di comprendere davvero l’altra cultura e rispettarla” conclude Sara.
Impegnarsi per costruire insieme qualcosa che diventi “nostro” è la quintessenza di una buona relazione di coppia, qualsiasi coppia, nessuna eccezione. E quando storie di vita molto diverse s’incrociano, l’incontro può offrire ancora più opportunità di crescita , se solo sappiamo coltivarne la ricchezza di spunti e di visioni.
Fuor di retorica, le coppie miste sono la dimostrazione pratica, e spesso felice, che stare insieme celebrando e onorando le proprie differenze è possibile e auspicabile. Che le culture continuano a vivere, a fervere e rigenerarsi: non dentro camere a tenuta stagna, ma in un grande melting pot di genti, tradizioni e narrazioni tutte diverse, quasi mai incompatibili.
Possiamo pensare alle coppie miste un po’ come a laboratori in miniatura dove fermentano quei cambiamenti sociali e culturali che poi osserviamo nel mondo su scala macroscopica. È per questo che sono così interessanti!
Nessuno dice che sia sempre semplice, ma ne vale certamente la pena!
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QUESTO ARTICOLO È STATO IDEATO E SCRITTO DA ME SENZA L’AUSILIO DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE